Un voto per l’Altra Europa. Un voto per continuare il viaggio.
Ho incontrato Alexis Tsipras per caso, lunedì scorso, mentre tornavo in treno da Milano, dove avevo partecipato ad una trasmissione televisiva. Lui si stava spostando a Bologna, nel corso di una giornata frenetica di campagna elettorale tutta italiana. Da lì a poco, il leader greco di Syriza, fresco di vittoria al primo delle amministrative in Grecia, avrebbe riempito di volti e di bandiere piazza Maggiore, come non succedeva da tempo ad un esponente della nostra sinistra.
Incontrarlo così, in una di quelle felici casualità per cui la lingua inglese ha coniato una parola bellissima, serendipity, mi è sembrata un po’ la quadratura del cerchio. Personale e politica. O forse, solo l’approdo insperato di un lungo viaggio cominciato a fine febbraio, quando ho deciso di candidarmi alle elezioni europee.
Alexis Tsipras ci ha mostrato – forse per la prima volta dopo molti anni – l’ambizione e la concreta possibilità di cacciare la sinistra dall’angolino di una testimonianza minoritaria e di portare a Strasburgo un numero consistente di parlamentari in grado di incidere finalmente sui destini delle politiche comunitarie. E farlo da subito, a partire dal semestre di presidenza che toccherà proprio all’Italia. Appare sorprendente ai nostri occhi, ma non dovrebbe essere così, perché è esattamente questo il compito della sinistra: immaginare e realizzare il cambiamento.
Il mio lungo viaggio elettorale mi ha confermato esattamente questo: che essere di sinistra non significa piantare un vessillo, guardarsi allo specchio e ammirarsi, ma battersi per cambiare le cose, immettendo energie e competenze nuove, senza vivere della nostra sterile autorappresentazione.
Domenica 25 maggio non è in gioco la % di un partitino. Non è in ballo il destino dell’ennesimo rassemblement della sinistra diffusa e dispersa. Quello che è in gioco in questa partita è la possibilità di ritornare alle radici stesse del far politica, al suo significato originario. Quella politica che ti prende per mano e ti cambia la vita, anche solo di un millimetro, che rende netto e percepibile un orizzonte diverso, la percezione reale di poter far parte di un processo di cambiamento dell’esistente.
Non è questa in fondo la lezione più autentica di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi? Non parlerebbero oggi di un’Europa della democrazia e non della tecnocrazia, dei giovani e non delle élite, della felicità e non delle banche? Felicità, vocabolo impronunciabile e inconsueto, espulso dal discorso pubblico. Dimenticato.
Ho percorso oltre 20.000 chilometri in questa campagna elettorale. Ho toccato 60 città, fatto più di 200 eventi e incontrato migliaia di storie, di persone, di rabbie e di speranze. E se c’è qualcosa per cui ora vi chiedo il voto, per cui vi chiedo di scrivere sulla scheda elettorale “Furfaro”, è perché domenica abbiamo il dovere, insieme, di fare in modo che sia una tappa, non un traguardo. Una tappa in cui trascinarci dietro tutto questo e portarlo a Bruxelles.
Perché ci sono ancora scelte giuste da fare. Perché abbiamo poco da perdere e molto da ritrovare. Perché insieme dobbiamo restituire a tutti noi l’idea che l’Europa sia un’opportunità: di lavoro, di tutele, di diritti. Di felicità possibile. Un’Europa che sia l’opportunità di un viaggio, non di una fuga. Che torni ad essere un a partenza, non un abbandono. Per questo vi chiedo la preferenza, per questo vi chiedo di coinvolgere tutti quelli che potete in queste ultime ore di campagna elettorale.
Per continuare il viaggio. Insieme.
Buon voto a tutte e tutti noi.