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Martedì, 16 dicembre 2014

Una legge di vecchia cultura economica, scritta nelle stanze della burocrazia ministeriale

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La legge di Stabilità è sterile, di vecchia cultura economica e scritta nelle stanze della burocrazia ministeriale. Sotto il profilo procedurale, ancora una volta, sarà presentato dal Governo un maxiemendamento su cui sarà posta la questione di fiducia, cancellando di fatto il parlamento. Sul piano dei contenuti, la legge si presenta sostanzialmente come un atto di fiducia incondizionato verso il capitale finanziario italiano, con effetti devastanti sull’equilibrio economico e sociale del paese per gli interventi antimeridionalisti che aumentano il divario tra nord e sud.

Il governo ha deciso di dare liquidità, senza condizione alcuna, all’ imprenditoria italiana più influente, attraverso la riduzione fortissima dell’Irap, una riduzione che vale miliardi. Questa dotazione finanziaria, insieme alla decontribuzione che poggia tutto sui fondi sviluppo e coesione destinati al mezzogiorno, e che vengono invece trasferiti di fatto al sistema industriale del nord, è il regalo di Natale che il Governo fa ai titolari delle grandi imprese nella speranza che provvedano a reinvestire quanto ricevuto in nuova iniziativa industriale. Non sarà così: questa liquidità sarà rastrellata dai ceti del capitale finanziario e destinata, come avviene di questi tempi, alla speculazione.

Con queste norme non si otterrà alcun incremento del Pil, nessuna riduzione del debito, neppure il rilancio dell’attività produttiva e tantomeno gli obiettivi di coesione e sviluppo, dimenticati sulle carte dei programmi di governo, in Italia come in Europa. Questa legge di Stabilità, purtroppo è un vero e proprio suicidio politico, economico e sociale.

*capogruppo di SEL in commissione Bilancio Senato

 

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