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Domenica, 7 settembre 2014

Una questione russa più che ucraina

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La prova di forza messa in scena dalla Nato a Newport non ha sortito, come era prevedibile, l’effetto voluto: la crisi ucraina resta esattamente al punto in cui era, con il rischio di una drammatica intensificazione dello scontro militare tra le parti e pesanti, incontrollabili conseguenze politiche. Oltre, ovviamente, a tutti i noti problemi relativi agli approvvigionamenti energetici e agli interessi economici e commerciali che toccano da vicino molti Paesi europei. La stessa Ue è divisa proprio per questi problemi, al di là della facciata formale rappresentata, al momento attuale, dalla politica delle sanzioni contro la Russia.
La Nato porta a casa di essere stata ribattezzata nel ruolo di colonna portante della sicurezza europea, con una presenza fissa a ridosso della Russia e in funzione anti Mosca – come Il segretario generale dell’Alleanza Rasmussen non si è peritato di chiarire – e cinque basi tra i Paesi baltici, la Polonia e la Romania, che ospiteranno le forze di rapido intervento della Nato. E si porta a casa anche quelle dichiarazioni a forte impatto simbolico, che anche Obama ha ripetuto, che l’Alleanza è là per difendere i Paesi amici. Un ruolo “storico”, dunque, che viene ribadito come per segnare la storia futura.
L’Europa ha degli evidenti problemi di politica estera e la Pesc rimane, anche alla luce del summit di Newport, una nebulosa indecifrabile.
I segnali che la tregua tra il capo del Cremlino e il premier ucraino Poroshenko è volatile ci sono tutti e le ulteriori, più dure sanzioni, previste in caso di fallimento della tregua, non potranno che inasprire i già aspri contrasti tra Mosca e l’Europa. Perché la partita è fondamentalmente questa e come evolveranno quei rapporti  dipende oggi dagli esiti della vicenda ucraina.
L’accordo del “cessate il fuoco” è stato la mossa del cavallo dello stesso Putin per uscire dalla scomoda posizione di imputato numero uno del conflitto. Lo ha fatto per  dimostrarsi ragionevole e soprattutto guadagnare tempo. Solo così infatti può tenere aperta la prospettiva della soluzione federativa, pensata da Mosca per mettere insieme i pezzi filorussi che vogliono andarsene. E soprattutto bloccare l’adesione dell’Ucraina alla Nato. Un aspetto dirimente, quest’ultimo, perché l’espansione a est dell’Alleanza atlantica – in chiave atlantica  se non atlantista – è una delle ragioni di fondo della crisi ucraina e, soprattutto, dell’evidenziarsi di un crisi che rischia di essere insanabile tra l’Europa e la Russia.
La tregua può saltare da un momento all’altro, le notizie già arrivate dalla strategica Mariupol e da Donetsk non lasciano prevedere nulla di buono. Ma non poteva andare diversamente. La tregua è stata infatti concordata senza un’adeguata chiarificazione tra i due firmatari e senza un retroterra di coinvolgimento di chi gioca in prima persona la partita militare, da entrambe le parti e in particolare nella zona orientale del Paese. In quella parte infatti il sentimento russofilo non è soltanto una creazione fittizia, messa in scena strumentalmente dal cinismo del Cremlino. E’ anche un pezzo della storia di quella regione, a cui non è stata offerta una soluzione adeguata ai propri problemi e alle proprie aspirazioni. Anche perché la storia dei rapporti tra l’Ue e la nuova Russia non sono stati mai tali da alimentare fiducia e collaborazione presso le parti rimaste legate al vecchio regime, a cominciare ovviamente dalla stessa Russia.
I rapporti sono stati giocati soprattutto sul versante della “sicurezza” e in grandissima misura, proprio per questa ragione, sono stati mediati e resi operativi dalla Nato, che ha svolto una funzione di supplenza rispetto all’Europa, priva da sempre di una visione autonoma e di una strategia in proprio per quanto riguarda il rapporto col mondo e la politica verso il mondo. Il fantasma del nesso amico/nemico, che è duro a morire e tende a riprodursi anche quando il tuo nemico è uscito storicamente sconfitto, come fu chiaro nell’89 del dissolvimento sovietico, è stato il convitato di pietra che ha accompagnato l’evoluzione dei rapporti dell’Europa ( e dietro l’Europa gli Stati Uniti) con la Russia. Niente di peggio, quando era evidente la necessità  – e si offriva l’opportunità per l’Europa –  di negoziare nuovi rapporti a est, a partire ovviamente – se davvero si fossero voluti nuovi rapporti – da un rinegoziazione dell’Alleanza militare del 1949.
La Nato, concepita in funzione  di forza militare deterrente rispetto e una geopolitica che non c’era più, avrebbe dovuto sciogliersi. E ricostituirsi magari, ma su basi del tutto nuove, in rapporto col mondo che era cambiato proprio nella zona nevralgica per cui la Nato era stata pensata, cioè l’Europa. Invece l’Alleanza atlantica, a dispetto di ogni ragionevole dubbio di legittimità a sopravvivere e opportunità a operare come tale, rimase.
La crisi ucraina è per tutte queste ragioni la punta dell’iceberg di una questione geopolitica carica di incognite, che si chiama appunto  “rapporti tra l’Unione europea e la Russia”. C’è ormai una fitta storia di conflitti, aperture diplomatiche, minacce reciproche, logoramento delle relazioni, che hanno inizio fin dalla metà degli anni novanta del secolo scorso. La mossa principale, da un punto di vista strategico, fu da parte dell’Europa – e degli Stati Uniti-  quella di favorire l’allargamento a est della Nato, presentandola come una proposta di apertura alla Russia. Gli Stati Uniti furono decisivi, aprendo fin dal 1997 a Repubblica ceca, Polonia, Ungheria e lasciando aperta per il futuro  l’adesione e nuovi Paesi.
Il progetto fu a lungo osteggiato e però alla fine, per una breve fase, ritenuto accettabile dal governo russo nel quadro dei suoi nuovi rapporti con l’Alleanza militare, sanciti nel summit di Roma del 2oo2.

Ma la politica dell’allargamento continuò a tutto gas, inglobando successivamente tutto il possibile e arrivando a ridosso dei confini russi, con chiari progetti di controllo in quella direzione, attraverso un sistema di scudo spaziale a largo raggio, che mandò in tilt ogni ipotesi di amicizia ravvicinata tra Mosca e l’Europa.
Alla luce di come stanno le cose, sarebbe ora che l’Unione europea si ritagliasse uno spazio  e un ruolo da soggetto responsabile, per offrire un contributo, avanzare delle ipotesi intorno a cui lavorare, insieme ai soggetti principali della vicenda ucraina, ma sapendo che essa stessa ne è attore principale. I summit militari, i giochi di guerra, i proclami di protezione a destra e manca non servono a niente così come a niente serve, quando la crisi è della natura di quella in atto, la guerriglia di sanzioni in programma per la prossima fase contro la Russia.
Bisogna lavorare – l’Europa dovrebbe lavorare – intorno alla convocazione di una conferenza di pace che avvii un percorso politico, trovi davvero una mediazione ragionevole, si misuri con le cose che sono andate troppo  avanti in questi mesi di guerra, soprattutto in termini di disastri umani, e non possono tornare indietro. La conferma della sovranità dell’Ucraina e una forte autonomia per le aree russofone del Donbass, suggerisce sul Corriere della Sera Franco Venturini. Ma vedano loro. Il problema per l’Europa e per l’Italia, che ne ha in  questi mesi la presidenza, è soprattutto avere un ruolo di soggetto politico, sapere che  la natura di fondo della crisi parla dell’Europa e del suo futuro, e per questo assumersi la responsabilità di entrare con coraggio nel merito delle questioni. Fare le scelte giuste o dire almeno le parole giuste. Cominciando a dire, per esempio, in modo chiaro e inequivocabile, per bocca di Federica Mogherini, visto il ruolo che ha,  e che arrivi a Barack Obama, visto che la Nato ha quella sponda, che non è proprio necessario che l’Ucraina entri oggi nella Nato.

Commenti

  • vale NO NATO

    Immagino che con il lavoro di supplenza della Nato si stia riferendo ai massacri in piazza Maidan, ai corpi bruciati vivi nel massacro della Casa dei Sindacati a Odessa e ai successivi omicidi dei suoi sopravvissuti che lo hanno testimoniato. Oppure ai bombardamenti di civili che durano da mesi. oppure ancora ai caccia ucraini con piloti polacchi che hanno colpito l’ Mh17 della Malesia sparandogli sulla cabina dei piloti cambiandogli preventivamente la rotta e facendolo abbassare di quota da Kiev con a bordo 280 persone per dare la colpa alla Russia ?
    Non sarebbe ora di ricoverarsi in un Ospedale Psichiatrico invece di andare in giro a massacrare popoli e a sbandierare mostruose false flag con il sangue vero della gente?
    Bastaaaaa!

  • Leopoldo

    Condivido, perchè l’ho sempre sostenuto, che la NATO, dopo la caduta del “nemico”, rappresentato dal blocco dei paesi dell’est europeo, avrebbe dovuto sciogliersi. Non dimentichiamoci però che quando parliamo di Europa, riguardo alla politica estera, parliamo di USA e la politica estera statunitense è di stampo intrinsecamente imperialista, indipendentemente che alla Casa Bianca ci sia Bush o Obama. E’ qui, secondo me, il dado da trarre.

  • vale NO NATO

    Il dado è già stato tratto e non smette di rotolare : è proprio quello il problema! Bastaaaa!

  • nino

    che la nuovarussia, la regione formata dalle due province orientali dell’ucraina, sia di fatto indipendente non c’è ombra di dubbio. Ormai le milizie russofone ne hanno preso quasi completamente il controllo. Bisognerà vedere che status assumerà, entrerà nella russia o sarà autonoma?, e per quanto tempo ancora andrà avanti la guerra tra i due contendenti, con la vittoria certa dei russofoni e di putin.L’europa, come dicono alcuni giornali, fra alcuni mesi comincerà a fare la faccia dolce, dal momento che dipende dal gas russo, e la questione delle sanzioni si allontanerà sempre piu’. Con il colpo di stato a kiev del febbraio di quest’anno gli usa pensavano di avere messo le mani sull’ucraina e si sono trovati, invece, uno stato in fallimento e privato dei suoi territori piu’ importanti.

  • Paolo Zago

    La Nato ormai svolge una duplice funzione: garantire gli interessi USA in Europa e svolgere una funzione di gendarme dell’Impero. In entrambi i casi sono funzioni nocive per noi Italiani ed Europei. E’ ora di dire basta. Mi pare di capire che la germania cominci a manifestare molta insofferenza a questo stato di cose.

  • Domenico Zeno

    Devo far presente che la estensione ad est della Nato non sempre è adcrivibile ad una volontà di accerchiamento della Russia.prendiamo ad esempio la chiesta adesione alla Nato da parte di Svezia e Finlandia due paesi storicamente neutrali. Il cambiamento in politica estera è dato soprattutto dal paventato pericolo rappresentato dalla politica aggressiva russa. È mai possibile che non c’è un solo stato dello spazio post sovietico in Europa se si eccettua la Bielirussia, che non è inserita in un’alleanza militare che serva a proteggersi dalla Russia? Perché ciò non accade per gli stati ex colonie con gli stati coloniali per esempio? Poi vorrei evidenziare che la Novarossia è stata unA creazione artificiale della politica estera russa. Non esiste nella storis dell’Ucraina una divisione linguistica ne’ sono stati mai presi provvedimenti nei confronti delle minoranze rusdofone ( nel donbass i rusdofoni sono minoranza. Essi sono i duscendebti dei minatori emigrati da altre terre russe. Nelle campagne si parla ucraino.) La circostanza è importante perché la Novarossia è stato un fallimento sul piano del consenso. Tanto è vero che i militari russi hanno definitivanente soppiantato gli ucraini che si sono ribellati perché non erano seguiti dalla popolazione e stavano perdendo la guerrs.

  • uriaul

    ..una virulenta spina nel fianco di Putin..

  • nino

    vorrei ricordare a zeno, che dopo la presa del potere in modo incostituzionale, i neonazisti ucraini hanno eliminato i russofoni nel municipio di una città orientale, di cui non ricordo il nome. Prima li hanno ammazzati e dopo bruciati. Ti risulta che sia un comportamento favorevole alle minoranze?

  • alex1

    Quello che dici e’ falso. La popolazione stave tutta dalla parte degli antifascisti che, sconfitti all’Oves dai reparti neonazisti si sono rifugiati all’Est. Pensi che se si fossero ribellati ai russi sarebbero scappati in Russia? ( e parliamo di 700,000 persone). Affermi anche che I russofoni sono una minoranza nel Donbass, cosa falsa, (fra l’altro tutti gli ucraini sono russofoni, ma il 40% parla solo il russo) il ma anche fosse vera cosa cambia? Che essendo minoranza possano subire la pulizia etnica ed I massacri dei neonazisti al potere? Il problema de consenso non si pone quando il problema e’ sopravvivere. Ed a morire sono stati solo gli abitanti dell’Est, che dimostra chi e’ l’aggressore e chi l’aggredito. I russofoni non hanno mai creato problem in vent’anni di indipendenza. Putin ha una colpa secondo me, quella di non aver invaso l’ucraina come fece con la georgia. Sarebbero bastate poche divisioni per pochi giorni. Poi ritirarsi, tanto perche’ I neonazisti ed Il governo antirusso capisse l’antifona. La storia li aveva gia’ sconfitti. Adesso rischia di trovarsi un nemico a soli 500 km da Mosca.

  • nino

    secondo la commissione che indaga sull’abbattimento dell’aereo malese sui cieli ucraini, questo sarebbe stato abbattuto da proiettili di mitragliatrice. Poichè il sistema buk sa 11, anche nelle mani anche dei ribelli russofoni, lancia missili e non proiettili di mitragliatrice, è evidente che l’aereo malese è stato abbattuto dalle mitragliatrici del sukoi 25 ucraino che stava sulla stessa rotta. Basta, infatti, vedere i rottami dell’aereo per capire che è stato bersagliato da proiettili e non da un missile.

  • Forlini Alberto

    Cari compagni e compagne, scrivo per la prima volta sul sito del partito cui appartengo orgogliosamente per esprimere la mia tristezza e il mio disappunto per la questione Ucraina. Le giuste critiche verso l’attuale governo ucraino eletto in un clima di terrore squadrista (dove però i partiti nazifascisti hanno ottenuto solo poco più del 2% in due) non devono coprire il fatto che le cosiddette repubbliche popolari siano rette da individui ambigui o palesemente di destra (estrema), che le cosiddette brigate internazionali siano costituite in gran parte (se non quasi totalmente) da avventurieri e uomini della destra di tutta Europa, che la popolazione locale non abbia accolto attivamente la proclamazione dell’indipendenza (contraria al referendum che riguardava la semplice autonomia del Donbass che corrisponde a solo due regioni e non a tutto l’est del Paese) come dimostra l’intervento russo seguito alla caduta di Slaviansk.

  • Forlini Alberto

    1- Nino, probabilmente ti riferisci a Odessa ma dimentichi che sono state le milizie filo russe ad attaccare alcuni municipi e sedi istituzionali nella zona nota storicamente come Donbass
    2- Alex1, riguardo alla questione russofona ti consiglio di leggere tre testi interessanti le questioni nazionali nell’Europa orientale, National Identity and foreing policy e nation and state in late Imperial Russia; leggendoli scoprirai che l’idea che gli ucraini sono russofoni è infondata e basata sul secolare processo oppressivo di russificazione portato avanti dagli zar e da Stalin e che Lenin arrivò addirittura a perorare il processo di ucrainizzazione poiché l’ucraino era la lingua parlata dall’86% della popolazione ucraina. Lo stesso Engels definì gli ucraini “popolazione non russa”