Uno sciopero contro bugie e promesse disattese, uno sciopero per la scuola pubblica e il diritto allo studio
Dopo le dichiarazioni del premier stupefatto “Si fa sciopero per un motivo per me incomprensibile”, ecco le novità di oggi: dopo il taglio di oltre due miliardi dei quattro annunciati per l’edilizia scolastica, il ministero ha rinviato a data da destinarsi l’anagrafe dell’edilizia scolastica, uno strumento che aspettiamo da quasi vent’anni, tra un crollo e l’altro, e che doveva essere presentato ieri, ma ha firmato il decreto che contiene 471,9 milioni di contributo statale alle scuole paritarie per il 2015.
Perché dunque i docenti scioperano? Perché non è affatto vero, come il premier va ripetendo dallo scorso settembre, che questo governo assume e aumenta gli stipendi. Infatti il mirabolante piano assunzioni annunciato dal governo – che poi non di assunzioni si tratta, ma di stabilizzazioni – si riduce di ora in ora: da 148mila a 100mila, ora si parla di 50mila… E col rifiuto di procedere per decreto entro il 31 maggio per garantire il funzionamento delle scuole il prossimo anno, il diritto alla stabilizzazione riconosciuto dalla sentenza della Corte Europea è usato invece dal governo come strumento di ricatto per approvare in tutta fretta il ddl con le relative deleghe in bianco. Senza contare i docenti che, che essendo vicini ai 36 mesi di servizio con i quali scatta il diritto all’assunzione, non verranno più chiamati per le supplenze, praticamente degli esodati della scuola. Dunque per ora restano pochi gli insegnanti, aumentano gli alunni, e viene tagliato il Fondo d’Istituto.
Altra bugia colossale quella dell’aumento degli stipendi: ai docenti italiani, già con gli stipendi più bassi d’Europa, il blocco del contratto e degli scatti stipendiali ha già causato una perdita di 1602 euro annui (-5,8% annuo dati Aran per il Sole 24 ore), ora in che modo 500 euro l’anno di buono spesa per materiale didattico e lo stanziamento 200.000 milioni di incentivi al ‘merito’(quindi mediamente 200 euro a docente), assegnati a discrezione del Dirigente, possono essere considerati un aumento di stipendio?
Perché il personale educativo sciopera? Perché gli Ata scioperano? Perché di loro né nella Buona scuola né nel ddl c’è traccia, pur essendo indispensabili al funzionamento delle scuole, pur essendo in sofferenza di organico tanto quanto i docenti, pur avendo maturato gli stessi diritti dei docenti alla stabilizzazione e al rinnovo dei contratti.
Perché gli studenti scioperano? Perché vogliono continuare a studiare e perché sanno che la Costituzione garantisce loro questo diritto.
Art. 33: L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
Art. 34 La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
Questo governo invece ha rimosso la parola uguaglianza dal proprio orizzonte. E’ la nostra amata Costituzione caro Renzi, non una parte dei precari, ad essere ‘uscita dal radar’. In un Paese in cui la dispersione scolastica per il 3,9% figli di professionisti e per il 31,2% figli di lavoratori non qualificati, al milione di studenti delle scuole paritarie arrivano tra contributi statali e regionali 1,5 miliardi l’anno, agli otto milioni di studenti della scuola pubblica 1 miliardo quest’anno e forse 3 miliardi dal prossimo anno. Forse. E al lordo di altri tagli. E assicurando pure a chi sceglie la scuola privata anche gli sgravi fiscali, mentre la scuola pubblica dell’autonomia deve dipendere dal finanziamento dei privati e aumentare il contributo ‘volontario’ dei genitori.
Questo governo invece spaccia per riforma non un investimento serio in ricerca e sperimentazione di didattica e valutazione, l’innalzamento dell’obbligo scolastico, la riforma dei cicli e dei curricoli, ma il disimpegno dello Stato e un accentramento di poteri che aumenterà le disuguaglianze territoriali e sociali tra scuola e scuola. E pensa di confondere l’opinione pubblica blaterando di meritocrazia e preside sindaco che sceglie la sua squadra, promettendo interventi puntualmente disattes.
Non ci caschiamo, non sarà la prevedibile marcia indietro sui super-poteri del Dirigente scolastico, una proposta inattuabile tanto quanto quella degli scatti di merito, a convincere le 27 associazioni nazionali che hanno chiesto di rivedere radicalmente questo ddl.
Noi scioperiamo il 5 maggio e accompagneremo tutto il lavoro parlamentare con le tante iniziative che di città in città vedono insieme studenti, famiglie e lavoratori della scuola per difendere il diritto allo studio, e ribadire, con l’art. 3 della nostra Costituzione, il principio su cui si fonda ogni paese democratico: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
*Dipartimento Saperi Sel