Vendola: tempo scaduto per la sinistra, occorre fare presto
Presto prima che sia tardi. Nichi Vendola mette fretta alla sinistra, perché l'”inarrestabile ascesa” del renzismo si è esaurita e allora è necessario offrire in tempi rapidi un credibile progetto di alternativa. No alle rifondazioni, avverte il presidente di Sel a margine della direzione, no al restyling della “sinistra radicale”, avanti al nuovo e ai nuovi impegnati nelle lotte sociali, spazio a quel pulviscolo di movimenti che si battono per la difesa dei beni comuni, a quell’associazionismo che rende più sopportabile la povertà e meno amara la solitudine. Modelli di riferimento Podemos e Syriza con le loro nuove classi dirigenti. Data limite: entro l’autunno il “nuovo spazio” deve avere preso una forma stabile.
«Le regionali – ripete Vendola – hanno rappresentato un colpo serio per la strategia di Matteo Renzi e fallimentare battuta d’arresto per il progetto del Partito della Nazione che non riesce più a drenare consenso a destra». C’è del nuovo nel voto di domenica scorsa: «Il M5S autonomizzato dalla figura di Beppe Grillo – osserva Vendola – ha catalizzato il voto anti-Renzi e appare quello più utile a infliggere il colpo più duro alle politiche del governo. La sinistra che si presenta con sette simboli diversi fa ancora fatica a dare di sé una rappresentazione nazionale. Dove si è riusciti a costruire un’aggregazione più larga, aperta al futuro, come in Liguria, Toscana e Puglia sono arrivati buoni risultati. Questi sono come un messaggio nella bottiglia e ci indicano una direzione obbligatoria: lavorare per andare oltre le esperienze esistenti della sinistra».
L’agenda (quelli che una volta si chiamavano programmi), viene prima della leadership. Landini e Civati restano interlocutori e specie il segretario della Fiom con la Coalizione Sociale, sta facendo un lavoro importantissimo e incisivo ma, sembra dire Vendola, forse è più importante che emerga prima una leadership diffusa. «Io – premette – mi sono già fatto indietro. Gioisco che una casa nuova possa avere una nuova e più giovane classe dirigente. C’è una bella gioventù non solo nella politica nell’associazionismo, nel volontariato o nelle reti sociali che vanno aiutate a farsi avanti».
«Noi – prosegue Vendola – siamo in una condizione di ascolto e di grande interesse per il lavoro che stanno facendo Landini e la Coalizione Sociale. La costruzione di una nuova soggettività politica ha bisogno di partire dalla realtà: la precarietà della vita, la solitudine delle persone, temi che ci chiedono la ricostruzione dal basso di reti che siano anche nuove forme di comunità. Lo abbiamo imparato da Syriza in Grecia, da Podemos in Spagna».
La sinistra è nata e cresciuta nello sforzo di aggregazione, di mutualismo, di solidarietà nei confronti dei soggetti che rischiano di essere fagocitati e cancellati dalla crisi economica. «Civati l’ho sentito, lo sento e abbiamo deciso di continuarci a sentire, di continuarci a parlare. Questo è il momento in cui ciascun individuo e forza politica deve esprimere il massimo della generosità. Nessuno di noi è sufficiente. Non vogliamo ricostruire la sinistra radicale ma un soggetto del cambiamento che si oppone al liberismo, all’agenda di governo di Renzi, mettendo in campo un’agenda alternativa e competitiva, senza trascurare il nostro attuale ruolo d’opposizione. Serve un luogo plurale, popolare e giovanile. Sel è nata per essere lievito di una cosa più grande. Abbiamo bisogno di liberarci dalla sindrome del leader. Il leaderismo ha divorato la partecipazione, la democrazia diffusa. Abbiamo bisogno di un luogo, dove tanti possano partecipare e in quel luogo avremo la possibilità di trovare, tra le tanti classi dirigenti che stanno maturando, di scegliere un leader, una leader o una leadership collettiva. Altrimenti restiamo nel talk show nel quale si è infilata la sinistra e che, a mio avviso, è uno dei principali problemi della sinistra. Uscire dal talk schow per tornare sul territorio», conclude il leader di Sel.