Vendola:«C’è un’altra strada, tra il radicalismo testimoniale e il riformismo senza riforme»
Si è svolta oggi la riunione del coordinamento nazionale di Sinistra Ecologia Libertà che ha convocato per mercoledì 25 la riunione della Presidenza Nazionale. Questa la dichiarazione rilasciata al termine dal presidente di Sel Nichi Vendola.
«Per sinistra Ecologia Libertà oggi è il giorno più difficile, quando in una comunità si spacca la sua rappresentanza istituzionale è sicuramente una comunità ferita. L’oggetto della contesa che si è sviluppata in questi mesi, e sopratutto in questi ultimi giorni ha a che fare con ciò che debba essere la sinistra, anche nei confronti di un governo che ha un leader portatore di una straordinaria narrazione, di una grande capacità di consenso. Io penso che una forza di sinistra debba essere una forza anticonformista, che non smarrisce mai la bussola, che è quella dei diritti delle persone, di libertà di giustizia sociale. Immaginare che questa bussola possa portare oggi a sostenere l’area del governo Renzi mi pare uno sbandamento».
«Sono molto dispiaciuto e considero un errore politico la decisioni di coloro che hanno deciso di lasciare Sinistra Ecologia Libertà. Un partito che non si chiude, che non ha nessun richiamo identitario. Siamo un partito che ha cercato di imparare, che è curioso delle culture degli altri, che vuole rimescolare le culture politiche. Ma non vogliamo sostenere il governo Renzi. Non ci è piaciuta la riforma del Lavoro, il decreto Poletti. Questo è l’oggetto del contendere».
«Ai compagni e alle compagne, ai parlamentari che hanno deciso di andare via facciamo gli auguri. Perché se continua il tempo delle fratture, non vogliamo che prosegui quello delle contumelie e degli insulti. Sono compagni straordinari, come Gennaro Migliore. Un dirigente politico che noi abbiamo stimato ed indicato come capogruppo alla Camera. Per me è anche una perdita personale perché come ho già detto è come un figlio, una perdita per le relazioni umani di questa comunità ed anche una perdita politica perché una comunità ha bisogno di tante voci. Perché una orchestra di partito si faccia sentire occorre che suoni beni e per farlo ha bisogno di tanti strumenti e tante voci. Speriamo che nel percorso che faranno questi compagni e compagne siano utili alle bandiere della sinistra.
«Noi pensiamo, con tutta la nostra comunità, che Sel debba restare all’opposizione, per costruire un dialogo con il Pd. Per sfidare Renzi a fare ciò che è necessario: cioè cambiare agenda politica, combattere contro la crisi contrastando le politiche di austerità».
«Questa crisi arriva da lontano. Arriva dal trauma non elaborato delle ultime elezioni politiche che invece di portare ad un governo di centro sinistra hanno prodotto le larghe intese, nasca da un equivoco su cosa significhi essere sinistra di governo, che non significa essere al governo».
«Il partito comunista italiano è stato un grande partito di governo praticando per 50 anni l’opposizione. Costruire un programma, un’elaborazione, un posizionamento parlamentare sempre in grado di stare al merito delle cose imparando a cambiare non significa necessariamente uno scivolamento verso il governo. Al governo bisogna andarci, ma quando nell’agenda del governo troveremo scritto al punto numero uno, lotta per il lavoro, lotta alla precarietà, lotta alle ingiustizie sociali allora ci saremo».
«Non sono in discussione le persone. È in discussione la linea politica. La mia linea politica è stata approvata a stragrande maggioranza da un congresso. Così è. Non ci posso fare nulla».
«Per quanto riguarda una ipotetica confluenza nel Pd dico che Sel nasce dall’idea che tra il radicalismo testimoniale e il riformismo senza riforme, tra una sinistra che si mette sotto una campana di vetro e la sinistra della resa c’è un’altra strada. Io penso che noi dobbiamo continuare su questa, lo dobbiamo a tante e tanti he costruiscono giorno per giorno Sel».
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