Una storia che comincia, una scommessa che va vinta
Sinistra Ecologia Libertà ha senz’altro una storia, ed è più antica, e più complessa, di quella che si snoda lungo questi tre anni, poco più, della sua esistenza. E’ una storia segnata da percorsi, biografie, pratiche politiche e forme organizzative che vengono da lontano e si incontrano con l’obiettivo di dare vita ad un partito che si pone, sin dal momento della propria nascita, la questione dell’insufficienza della forma partito. Tanto di quella storica, tradizionale, novecentesca, come di quelle, spesso artificiose, che nascono e presto spariscono o ristagnano nel continuo farsi e disfarsi di una politica messa all’angolo. Insufficienza della forma partito dentro la scomposizione della società, della sua frammentazione in un mondo globalizzato che mai come oggi genera localismi separati e contrapposti, della pervasività inedita della rete che muta e sovverte il rapporto tra politica e comunicazione. Insufficienza, prima ancora, di quelle culture politiche che nel corso del tempo hanno alimentato partiti, riformisti e radicali, dentro una dura vicenda persa, alla fine, da entrambi, dal momento che non esiste oggi ancora dentro la crisi nessuna sinistra capace di fare emergere un modello alternativo di organizzazione sociale.
L’efficace formula proposta da Nichi Vendola al congresso fondativo di Sinistra Ecologia Libertà di Firenze dell’ottobre 2010 – «Più che un partito occorre riaprire la partita» – allude esattamente a questo. Allude al fatto, al nodo storico cui siamo davanti: quello di una crisi economica, divenuta ben presto sociale e democratica, civile e morale, che ha rapidamente impoverito, immiserito, il profilo dell’Italia come dell’Europa, prodotto diseguaglianze e povertà, precarizzato il lavoro e la vita di chi lavora, smembrato diritti sociali e individuali.
E la risposta alla crisi, fin qui, è venuta dalla destra, non è stata della sinistra, dei suoi diversi partiti come delle famiglie politiche europee entro cui si racchiudono e rinchiudono. Il nome alla fine scelto, in fondo, è già di per sé un programma fondamentale.
Sinistra Ecologia Libertà apre un percorso, un cammino, né breve né semplice, verso la scommessa di contrastare la lunga crisi uscendone con un altro e diverso paradigma da quello che l’ha generata. Uscirne con una nuova storia.
La sinistra che finalmente abbandona una insana vocazione adattativa e si propone come luogo dell’alternativa alla destra, e per questo si deve dotare dello sguardo lungo della politica sul mondo contemporaneo fatto di conoscenza e trasformazione.
La libertà come parola e tema del presente e del futuro che si connette alla vita di tutti e di ciascuno, alla sua inviolabilità.
L’ecologia che pone la conversione come visione e pratica di un modo alternativo di produrre e di consumare. In questi tre anni di vita il percorso è stato appena avviato. Siamo piuttosto dentro una cronaca controversa e tumultuosa, incerta, frutto della lunga instabilità del quadro politico del paese.
Abbiamo conosciuto un processo di nascita, che ha contenuto in sé la problematicità di contemperare una visione comune della missione fondativa con le differenze originarie delle tante e diverse provenienze.
Abbiamo avviato il nostro cammino privi inizialmente di una rappresentanza parlamentare tanto italiana quanto europea.
Ci siamo misurati, a partire dal 2010, con la rappresentanza locale nelle regioni e nei comuni affermando una nostra significativa presenza, quasi ovunque dentro il campo della coalizione di centrosinistra. Regioni come la Puglia, città come Milano, Cagliari, Rieti, Iglesias, diverse altre meno rilevanti per dimensioni ma certo non meno importanti per l’amministrazione del territorio vedono uomini e donne di Sinistra Ecologia Libertà alla conduzione del governo dopo essersi affermati attraverso le primarie di coalizione. Quando nel giugno del 2011 la maggioranza dei cittadini italiani afferma attraverso i referendum sull’energia rinnovabile e sull’acqua pubblica il bisogno di una politica dei beni comuni come alternativa al dilagare delle privatizzazioni indiscriminate, Sinistra Ecologia Libertà risulterà sin dal primo momento uno dei protagonisti primari di quella vittoriosa battaglia culturale. Alle elezioni politiche del 2013 Sinistra Ecologia Libertà ottiene, dentro il campo del centrosinistra e attraverso le primarie di coalizione e il programma Italia Bene Comune, una propria rappresentanza alla Camera e al Senato. Laura Boldrini, presentatasi nelle liste di Sinistra Ecologia Libertà, viene eletta Presidente della Camera dei Deputati.
Prende avvio un lavoro parlamentare che si sviluppa in coerenza con l’agenda di trasformazione che Sinistra Ecologia Libertà si era data proprio al momento della sua fondazione e che riguarda grandi questioni tra le quali la creazione di lavoro e il reddito minimo di cittadinanza, la riduzione delle spese militari, la messa in salvaguardia del territorio e dell’ambiente, la riforma in senso costituzionale delle istituzioni e della legge elettorale, la moralità della politica, le politiche dell’accoglienza dei migranti.
Un’azione parlamentare svolta dall’opposizione al governo delle larghe intese e della sua continuità con le politiche di austerità già negativamente sperimentate dal governo Monti.
Nel luglio del 2013 Sinistra Ecologia Libertà chiede di entrare a far parte del gruppo del socialismo europeo nella convinzione di poter contribuire, di fronte al declino dell’Europa e delle sue fallimentari politiche verso la crisi, al rinnovamento culturale, politico, organizzativo di una grande e importante famiglia politica che ha bisogno di contaminarsi con culture politiche portatrici di una visione nuova e diversa dell’Europa, delle sue attuali istituzioni come delle sue classi dirigenti che hanno fallito la prova di una risposta democratica di fronte alla crisi.
Quella che una comunità larga di donne e uomini ha iniziato a costruire è una storia che reca in sé il segno della scommessa. Sconta insufficienze e ritardi, che non vanno taciuti né trascurati.
Potrà farsi strada se saprà praticare l’esercizio della propria autonomia, quell’esercizio che muove dalla critica del tempo presente e dalla necessità, attraverso la politica, di trasformarlo.